Mesi di insulti, offese, derisioni e nessuno che ne evidenzia la gravità; nella maggior parte dei casi, si tende a minimizzare i fatti, senza riuscire ad intervenire prima che la situazione diventi troppo rischiosa.
È quello che è accaduto a un dodicenne pisano, vittima di bullismo e cyberbullismo da parte dei suoi compagni di classe. Il ragazzo veniva insultato da mesi in una chat di Whatsapp; la madre dell’adolescente, scoperto l’episodio, aveva informato la dirigente scolastica, affinché la scuola mettesse in atto azioni concrete per evitare il ripetersi delle intimidazioni. Un’azione tempestiva avrebbe potuto evitare tutte queste sofferenze, ma il mancato intervento da parte della scuola ha fatto sì che le vessazioni culminassero in vere e proprie violenze fisiche, costringendo il ragazzo a sottoporsi a un’operazione d’urgenza. L'inerzia rischia di peggiorare la situazione, non solo per i contraccolpi fisici o psicologici, ma anche perché può portare ad una mancanza di fiducia nei confronti di coloro che dovrebbero tutelare le persone in difficoltà. La scuola, per esempio, dovrebbe offrire questo tipo di sostegno e attenzione, proprio perché la maggior parte dei casi di bullismo si verificano all’interno dell’ambiente scolastico, luogo in cui i ragazzi trascorrono molte ore della propria giornata. L’Istituzione Scolastica non ha il solo ruolo educativo e didattico ma dovrebbe insegnare agli studenti e alle studentesse il valore della vita e il rispetto della persona umana così da emancipare i giovani da dinamiche antisociali ed evitare che un dodicenne possa subire tali violenze sia fuori che dentro la scuola.
Quale potrebbe essere un valido intervento da attuare con le scuole per impedire che tali situazioni raggiungano il culmine? La prevenzione, tramite progetti di sensibilizzazione riguardanti il disagio giovanile, ha un ruolo cardine sia per gli studenti che subiscono queste dinamiche offensive e violente, e per coloro che le applicano, sia per quanto riguarda gli insegnanti. La scuola, infatti, dovrebbe offrire loro corsi di formazione tramite progetti presenti sul territorio, così che questi sappiano cogliere i segnali di pericolo che possono emergere durante la vita scolastica.
Allo stesso tempo la sensibilizzazione permette di porre un'attenzione differente al gruppo classe, spesso sostenitore silente di tali dinamiche, così che si limiti la probabilità che i compagni favoriscano l'attuarsi di determinati comportamenti e rendendoli in questo modo realmente partecipi in maniera positiva e coscienziosa alle esperienze del gruppo.
Proprio per questo percorsi e attività educative vengono realizzati all’interno delle scuole, per prevenire e sensibilizzare sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo; ma questo a volte non basta, poiché servirebbe una maggiore collaborazione tra adulti, scuola ed enti sociali, per attuare un progetto di aiuto mirato e per fornire maggiore sostegno alle persone coinvolte.
La notizia: www.corriere.it