Negli ultimi decenni, la diffusione delle tecnologie, ha scaturito lo sviluppo, nella nostra società, di fenomeni sociali come il cyberbullismo; le manifestazioni di questa forma di disagio giovanile, raggiungono cifre esorbitanti, come infatti dimostra la ricerca svolta nel 2018 da “Save the Children - Ipsos”, in cui emerge che “un ragazzo su dieci ha subito azioni di cyberbullismo, mentre il 21% conosce persone che sono vittima di tale fenomeno ed il 72%, di cui la maggior parte giovanissimi, temono il cyberbullismo perché hanno paura di diventarne delle vittime”.
La contraddizione interna di questo fenomeno, sta nel fatto che le tecnologie e i social media nascono con lo scopo di velocizzare, migliorare e facilitare la comunicazione tra le persone, ma i dati statistici dimostrano come questi strumenti possano diventare un’arma a doppio taglio.
Molte persone infatti utilizzano gli strumenti tecnologici per aggredire e ferire intenzionalmente altri individui, spesso, però, senza tener conto delle conseguenze delle proprie azioni e probabilmente senza essere consapevoli del peso che, le loro parole, possono avere.
Il video proposto qui di seguito, descrive appunto il danno che può creare l’uso inconsapevole delle parole e delle tecnologie, raccontando il vissuto di Carolina Picchio, adolescente vittima di cyberbullismo, che ha deciso di togliersi la vita nel gennaio 2013, dopo essere stata derisa e umiliata in internet.
Il padre di Carolina ha pubblicato ed inviato all’Onorevole Boldrini, una lettera in cui richiede alle istituzioni, nello specifico al Parlamento, che si creino leggi in difesa dei giovanissimi che navigano in rete, cosicché si limiti il fenomeno sociale del cyberbullismo e si difendano tutti quei minori, e non, che quotidianamente utilizzano il web, rischiando di cadere nella “trappola” del virtuale.
Un esempio rappresentativo del disagio che può essere provocato da un uso non appropriato dei social è dato dalla ricerca elaborata da “Skuola.net” e dall’ “Osservatorio nazionale adolescenza”, per un’iniziativa condotta dalla Polizia di Stato e chiamata “Una vita da social” , svolta su circa 8mila adolescenti di 18 regioni italiane, dimostra che: “In Italia il 59% di vittime di cyberbullismo ha pensato almeno una volta al suicidio nel momento di sofferenza maggiore. Il 52%, confessa di provocarsi del male fisico intenzionalmente, l’82% dice di sentirsi frequentemente triste e depresso, e circa il 71% esplode in frequenti crisi di pianto”.
La tecnologia ha quindi rivoluzionato le relazioni sociali, ma non ci ha preparato agli effetti collaterali: ragazzi e adulti si trovano sempre più spesso sottoposti a nuovi feedback complessi da interpretare e da gestire, sia in famiglia che a scuola. A proposito di questo, due psicologhe, Giada Sera e Laura Ranzini, specializzate in area clinica e neuropsicologica del Centro Medico Vivavoce, hanno deciso di trattare l’argomento delle emozioni in rete, attraverso quattro appuntamenti in diretta su Facebook, aiutando così genitori e insegnanti a capire come gestire e come prevenire difficoltà emotive e comportamentali, al fine di saper far loro affrontare il complesso mondo dei bambini e degli adolescenti.