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Oltre l'otto marzo

L’otto marzo è stato proclamato dall’Onu come Giornata Internazionale delle donne ben quarantadue anni fa, anche se molti fanno risalire questa data all’incendio della fabbrica tessile “Cotton and Cotton” newyorkese del 1909, in cui morirono centinaia di operaie.

In realtà il Women’s Day nasce, molti anni prima, a New York, per l’esattezza, nel 1857, grazie alle manifestazioni delle lavoratrici della città per la rivendicazione dei propri diritti civili e sociali.

Nel tempo, questa data ha visto protagoniste migliaia di donne e uomini in tutto il mondo, riuniti in differenti manifestazioni riguardanti la tutela dei diritti delle donne; come ad esempio l’UDI, Non una di meno, #MeToo, nati in sostegno del mondo femminile.

8marzo 2Nel settembre del 1944, viene creato a Roma, l’UDI (Unione Donne in Italia), per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro; è stato proprio l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell'Italia liberate dal nazi-fascismo. Contemporaneamente, a Londra, viene invece approvata e inviata all'ONU la “Carta della donna”, contenente le richieste in merito ad una condizione di parità di diritti sociali, civili e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo viene celebrato in tutta Italia, e si ha così in quegli anni l’introduzione della mimosa, pianta che fiorisce tra febbraio e marzo, utilizzata come simbolo della Giornata grazie all’idea di Teresa Noce, di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.

Il movimento femminista #MeToo nasce invece in concomitanza al caso Weinstein, con lo scopo di sostenere le donne che hanno deciso di denunciare il maschilismo imperante nell’industria cinematografica americana; tra queste anche l’italiana Asia Argento.

L’otto marzo è dunque una giornata da valorizzare e da celebrare, non solo per le donne ma anche per gli uomini. L’obiettivo infatti che si dovrebbe prefissare la nostra società, dovrebbe essere quello di impegnarsi costantemente nella sensibilizzazione al tema delle disparità di genere presenti in ogni ambito e strato sociale, così da rendere la tematica una questione non solo femminile, ma riguardante qualsiasi cittadino.

Un’indagine svolta dall’Ipsos, sugli stereotipi di genere, per il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dimostra infatti che tra i giovani emergono ancora forti pregiudizi sui ruoli femminili e maschili nella nostra società. Molti studenti intervistati, con età inferiore a ventisei anni, hanno dichiarato che le donne, anche lavoratrici, devono comunque sottostare al ruolo prefissatogli di madre.

La prevenzione contro le disuguaglianze dovrebbe dunque essere svolta anno per anno, sia nelle scuole che nelle famiglie, così da creare cittadini consapevoli ed evitare la creazione di situazioni di rischio.

L’educazione dovrebbe avere un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento dei meccanismi di socializzazione, permettendo ai ragazzi di essere stimolati positivamente, anche con l’offerta di modelli alternativi, creando così in loro una sensibilità differente. Degli esempi di questo metodo educativo incentrato sulla “diversità” possono essere libri come “Storie della buonanotte per bambine ribelli” scritto da Francesca Cavallo ed Elena Favilli, in cui si raccontano 100 storie di donne realmente vissute e hanno trasformato i loro vissuti in favole; queste permettono di incentivare i ragazzi a porsi degli obiettivi e a raggiungerli in modo autonomo, andando contro pregiudizi di genere e stereotipi.

Possiamo fare un altro riferimento anche al saggio “Dalla parte delle bambine”, dell’autrice Elena Gianini Belotti, che si pone l’obiettivo di indagare l'identità sessuale femminile, determinata dall'educazione sociale. Il titolo, in particolare, sottolinea la differenza di carattere fra maschi e femmine come frutto di una differenziazione dei sessi operata fin dalla prima infanzia, persino prima della nascita effettiva dell'individuo.

Bisognerebbe incentivare i giovani all’essere indipendenti, liberi di scegliere, permettendo loro di potenziare le proprie capacità e quindi svilupparsi al massimo in base ai loro sogni e alle loro aspirazioni. Occorrerebbe inoltre che la società offrisse modelli alternativi non solo nella letteratura, ma tramite i mezzi di comunicazione e mediatici, come internet, social network, televisione, video musicali e radio, che condizionano fortemente le nuove generazioni.

Sarebbe quindi necessario sradicarci dalla cultura passata e dai ruoli socialmente definiti per abbracciare l’idea che «è necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è “altro” da noi» (Nilde Iotti).