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Model o modelli?

Tra le numerose accezioni del termine “modello” ne abbiamo scelte dal dizionario due in particolare:

modello1

/mo·dèl·lo/

sostantivo maschile

L'oggetto o il termine atto a fornire un conveniente schema di punti di riferimento ai fini della riproduzione o dell'imitazione, talvolta dell'emulazione: copiare fedelmente il m.; il Petrarca è stato per lungo tempo il m. preferito dei poeti d'amore; m. culturali; anche come agg. ( invar. ).

"uno scolaro m."

  • Prendere a modello, imitare.

modello2

/mo·dèl·lo/

sostantivo maschile

La persona che posa davanti a un pittore o scultore o per fotografie pubblicitarie (in tal caso più com. fotomodello ); anche, indossatore.

"ha un fisico da m."

modelIn ogni caso per noi come per un artista i modelli sono punti di riferimento. Osserviamo, scegliamo e ci lasciamo influenzare. INFLUENZARE: parola interessante, magnetica che può rappresentare il punto di collegamento tra i due significati della parola “modello”. Ad influenzare le nuove generazioni sembrano essere dei modelli a cui si accede solo tramite il nostro senso più immediato: la vista. Un po’ come gli artisti si ispirano a dei modelli per produrre le proprie opere, i ragazzini di oggi osservano gli influencer del marketing per ispirarsi. Basarsi sul nostro senso più “immediato” per incrementare la vendita di prodotti è semplicemente geniale. Chi ha basato i propri guadagni sull’immediatezza che ha l’immagine combinandola con la velocità di veicolazione dell’informazione che offre internet, ha sicuramente fatto centro.

Il mio modello diventa un fotomodello perché posso accedervi velocemente, posso osservarlo tutto il giorno ogni giorno grazie alle stories di instagram. Quando mi perdo e non so chi sono ma specialmente non so chi sarò, prendo il cellulare e vedo che una foto di una ragazza bionda con un paio di Balenciaga ha preso un milione di like. È fatta. So cosa fare per essere apprezzata e per trovare il mio posto nel mondo: mi decoloro i capelli ed inizio a desiderare intensamente QUEL paio di scarpe o qualcosa che gli somigli. Vado a scuola e la mia compagna di banco ha visto la stessa foto ed anche lei si fa i capelli ed inizia a bramare un paio di scarpe.

Questo meccanismo non solo soffoca tutti gli altri sensi ma annulla ogni forma di diversificazione. Tanti con gli stessi modelli e gli stessi desideri, pochi coloro che ci guadagnano veramente.

Cosa serve?

Serve la consapevolezza. Qualcuno deve insegnare che Chiara Ferragni (per citarne una) fa quello che fa perché è quello che ha deciso di offrire. Ma i ragazzi di oggi cosa hanno da offrire? non si sa. Non lo sanno neanche loro finché qualcuno non si prende la briga di chiedere, di mostrare dei modelli alternativi, di dare un segno, di spiegargli che tutti sono potenziali artisti, che devono cercare di ascoltare tutti i loro sensi per capire cosa potranno fare ed essere.

Hanno bisogno di essere pensati.

In famiglia: devono captare l’interesse per ciò che a loro piace o non piace; nessuno dovrebbe essere scoperto depresso perché inizia ad andare male a scuola: è tardi, niente è irrecuperabile ma è probabile che la sofferenza sia iniziata molto prima.

A scuola: i modelli devono piacere perché altrimenti non vengono scelti. Per piacere devono appassionare. Raramente mi appassionerò ad un poeta se il mio compito è quello di imparare a memoria la sua poesia più famosa: perché richiede sforzo e perché non ho l’opportunità per riconoscermi in quello che dice. Meglio le Balenciaga a quel punto.

La verità di ognuno di noi sta in fondo ad una stradina tortuosa, piena di incroci, dossi, semafori. A volte c’è solo bisogno di qualcuno che ce la faccia immaginare a braccia aperte, pronta ad accoglierci.