Negli ultimi anni, in moltissime scuole italiane, il 7 febbraio si svolgono progetti di prevenzione e sensibilizzazione sul bullismo e cyberbullismo.
Questa Giornata nazionale nasce nel 2017 grazie ad un’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano nazionale contro il bullismo. Anche la Paim, con il progetto FairPlay, sarà presente negli istituti del territorio pisano, per continuare il percorso di informazione su bullismo e cyberbullismo intrapreso nelle scuole primarie e secondarie, con i giovani studenti e i loro insegnanti, per renderli cittadini più consapevoli e migliorare le ipotetiche situazioni di rischio presenti nelle sedi scolastiche.
Ma quali differenze presentano questi due fenomeni sociali così diffusi tra i ragazzi?
Il termine cyberbullying è stato coniato dal docente canadese Bill Belsey per definire tutti gli scontri continui, sistematici e offensivi attuati mediante gli strumenti della rete (e-mail, computer, telefoni cellulari e social network...). Possiamo dire che rispetto al bullismo “tradizionale”, la differenza sostanziale sta nell'assenza di limiti spaziotemporali: come riportato su Wikipedia, “mentre il bullismo avviene di solito in luoghi e momenti specifici, ad esempio, il contesto scolastico, il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che questa si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.
Il Telefono Azzurro scrive sull'argomento: “Bambini e adolescenti passano molto tempo ogni giorno online, come dimostrano sia ricerche internazionali che nazionali: per questo, episodi di cyberbullismo, in particolare tra preadolescenti ed adolescenti, sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni.” Per dimostrare come il bullismo sia diffuso in ogni strato della società e possa toccare chiunque, riportiamo qui l'esempio del famosissimo cantante dei Queen, Freddie Mercury, preso di mira nell'età giovanile per i suoi denti sporgenti; egli infatti aveva quattro denti più del dovuto.
Anche in Italia, come risulta dalla ricerca europea Anti-Bullying Project svoltasi in sei Paesi europei, su un campione rappresentativo di 5042 studenti, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, il 15,9% dei ragazzi italiani è vittima di bullismo online o offline.
Possiamo quindi concludere che il percorso da fare con i giovani, dentro e fuori dalle scuole, è ancora molto e che l'insegnamento all'uso delle tecnologie, educazione sottovalutata nella nostra società, va mantenuto costante e possibilmente intensificato.