L’adolescente è come un gambero che sta facendo la muta: ha abbandonato il suo vecchio guscio e sta aspettando che si formi una nuova corazza.
Contento e spaventato dall’inevitabile evoluzione cerca nell’attesa cosa possa piacergli e cosa possa aiutarlo a spiegare i nuovi eventi. Giocando ad esplorare la vita come quando era bambino, sta diventando adulto.
A tutti noi è successo e per nessuno è stato facile: vedere il proprio corpo che si trasforma, imparare come gestirlo, fare i conti con quello che gli altri hanno avuto da dire al riguardo, imparare di essere diversi dai propri genitori e a costruirsi una sfera privata da condividere con pochi.
Quando un bambino nasce, viene al mondo una coppia di madre e figlio. Questa nel tempo è destinata ad aprirsi, il figlio a crescere ed apprendere come essere autonomo, a capire che il genitore è un’altra persona come lui e a darsi alla ricerca di un compagno o una compagna. Eventualmente formerà una nuova coppia con le sue regole e il ciclo di vita prenderà un’altra forma.
Sebbene in questo sviluppo i cambiamenti che avvengono vadano ben oltre gli aspetti fisici, spesso per i genitori l’argomento più scottante e imbarazzante rimane la sessualità.
Durante la pubertà si va incontro ai cambiamenti più biologici: si formano le caratteristiche sessuali primarie ovvero le gonadi iniziano a funzionare, il sistema ormonale a distribuire i propri messaggeri e i genitali prendono forme più adulte. L’adolescenza invece inizia quando anche le caratteristiche sessuali secondarie, come le forme del seno e dei fianchi, la distribuzione della peluria, il cambiamento della voce etc… sono a buon punto, dando il via ai cambiamenti mentali.
Questo può avvenire per le persone di sesso femminile fra i 10 e i 18 anni, mentre per le persone di sesso maschile fra gli 11 e i 21.
Durante l’adolescenza, che quindi inizia in età differenti per tutti quanti, avvengono i cambiamenti più psicologici e sociali. Dal punto di vista della società si compiono tutte le tappe necessarie per essere riconosciuti ufficialmente come adulti.
In questo periodo avviene anche l’identificazione con il proprio genere. Per la maggior parte di noi corrisponde al genere di appartenenza, quello assegnato alla nascita, ma per alcuni questa identificazione non è lineare e può creare grande sofferenza. In questa fase di costruzione della propria personalità ogni elemento che si percepisce come inautentico può diventare fonte di tristezza, vergogna verso il proprio senso di sé e questo stress può tramutarsi in disagio, malattia e senso di vuoto incolmabili.
Per stare vicini ai propri figli in cerca di modelli di femminilità e mascolinità è allora importante essere se stessi, mostrare per primi l’attributo dell’autenticità e lasciare che ogni singola persona costruisca con l’esperienza la propria idea di femmina e maschio o di un mix di entrambi.
Questo per il genitore non significa stare lontano, non curarsi del figlio o non proteggerlo dai pericoli, secondo me, significa invece esserci, ascoltare, dare l’esempio, ma aiutare anche a essere critici rispetto al pensiero altrui, dare spazio per provare a fare le proprie esperienze e vedere quali siano le migliori per loro. Osservare e sostenere con amore il processo di crescita dei propri figli sapendo di non essere la causa, di non doverli guidare verso una direzione giusta per noi o giusta per qualcun altro, ma avendo fiducia che sia in loro il fuoco che li porterà verso la loro felicità.
Così, quando si parla di sessualità, l’apertura e la fiducia sono lo scongiuro verso la vergona e la sofferenza dell’anima.
Mentre il nostro cucciolo di adolescente sta sperimentando il proprio corpo, sta imparando come chiamarlo e come vuole essere identificato dalla società, cosa significhi provare piacere da soli sta anche cercando di conoscere la bellezza del piacere della relazione con l’altro, della difficile ricerca di un compagno o di una compagna. Le domande che assillano la mente in questo periodo sono tante.
Qual è il tipo di corpo che mi piace? Qual è il tipo di persona che tocca i miei sensi ma anche la mia mente? Quale il genere che mi interessa, se me ne interessa solo uno!
Nella sacrosanta liberazione sessuale degli anni ‘60, con la ristrutturazione dei ruoli sociali e l’abolizione di ogni regola precostituita, per dare voce al diritto umano essenziale all’autodeterminazione del proprio corpo e della propria sessualità, abbiamo avuto forse poca cura del ribadire anche un altro concetto fondamentale: la sessualità libera e la ricerca del vero piacere, non si possono separare dall’affettività.
La cosa migliore che un genitore allora potrebbe fare, quando vuole affrontare il tema del “sesso” con i propri figli, è essere per primo il promotore dell’educazione all’affettività e alle emozioni.
Insegnare cioè ad amare il proprio corpo e il piacere personale, senza renderlo fonte di vergona. Dare l’idea che come le emozioni valgono e sono importanti per noi, lo sono anche per gli altri: per tutti è importante provare piacere e sentirsi amati, nessuno può essere solo il feticcio della nostra mano, una fonte complessa di masturbazione. La lezione più importante e il modello che un adulto può fornire è che il piacere più forte ed immenso che esista sta nell’amore, nel trovare una persona con cui si vuole condividere il più possibile, anche il proprio corpo.
Essere padroni della propria fisicità e delle proprie scelte, essere autenticamente se stessi, non è mai in contraddizione con il rispetto per l’altro, per il suo corpo e il suo consenso.
Provate a pensare a ciò che avreste voluto sapere e sentire dai vostri genitori quando avete fatto la muta e cambiato guscio, cosa vi è mancato e cosa avete desiderato. Forza genitori, andrà bene!
I bambini non nascono con il manuale di istruzioni ma quando crescono imparano a mostrarcelo e a chiederci di cosa hanno bisogno, ascoltandoli sarà possibile anche affrontale la follia ormonale dell’adolescenza e il delicato tema della sessualità.