La tragedia di Corinaldo ci ha lasciato attoniti: un momento di gioia e socializzazione si è trasformato in tragedia, dove sei persone hanno perso la vita e molte sono rimaste ferite, travolte dalla calca durante un fuggi fuggi generato, pare, dall’utilizzo di uno spray urticante.
Mentre gli inquirenti si concentrano sulle responsabilità dell’accaduto, l’opinione pubblica si interroga sulle problematiche sociali ed educative di oggi, al di là delle cause di questo evento, e si sente il bisogno di riflettere sull’universo giovanile. Quali sono le dinamiche relazionali dei giovani e quali gli ideali che inducono i ragazzi ad avvicinarsi ad un certo tipo di musica e ai suoi contenuti? I rapper come Sfera Ebbasta, cantante che avrebbe dovuto esibirsi presso la discoteca dove è avvenuto il dramma, cantano canzoni i cui contenuti appaiono emblematici della realtà attuale: giovani che sognano una vita facile, all’insegna delle cose belle, del successo, della fama, che non prescindono dall’uso consueto e normalizzato di droghe, ‘anestetizzanti’ verso il malessere interiore ed interpersonale. Eppure quelle stesse difficoltà da cui essi tendono a fuggire tramite l’uso di sostanze, mezzi tecnologici, musica ed eccessi di vario tipo, rappresentano probabilmente la fonte della loro salvezza, del loro benessere futuro, dello sviluppo del loro carattere, dei loro processi decisionali, della loro autoefficacia a vivere. Ciò che è comodo, in sostanza, non è auspicabile per crescere o quantomeno non aiuta e i metodi educativi dei genitori oggi lasciano purtroppo a desiderare in questo senso, in quanto tendono a sollevare i ragazzi dai problemi, a proteggerli dalle fatiche e dalle sofferenze, non considerando che tutto questo rappresenta un’occasione per loro di sperimentare la realtà, di crescere e rinforzarsi nei confronti della vita. Offrire soluzioni preconfezionate per facilitare l’esistenza non solo non è utile dunque, ma potrebbe essere dannoso verso la persona, che prima o dopo si troverà ad affrontare la vita in autonomia e se non avrà affrontato il rischio di star male, se non avrà avuto dei no, se non saprà cosa voglia dire il rifiuto e cosa significhi rimboccarsi le maniche e ricominciare talvolta da zero, non avrà gli strumenti per far fronte ai momenti difficili che inevitabilmente arriveranno. Coloro che svolgono nei vari ambiti il difficile mestiere di educatori, dai genitori agli insegnanti, e di promotori del benessere psicologico, dovrebbero far passare il messaggio che le risposte vanno ricercate dentro di sé, non esclusivamente dentro le canzoni o le dichiarazioni altrui. Il concetto di educazione come qualcosa che non va ad aggiungere, ma ad estrapolare, a tirare fuori dall’individuo qualcosa che ha in potenza è più che mai importante. Perché si tende oggi a prendere ciò che si sente dire, e che magari gira velocemente in rete, come un assioma, così com’è. E invece occorre usare spirito critico e immaginazione, occorre fare proprie le emozioni, entrarvi in contatto, raccontarle, sentirle in prima persona ed esprimerle nel modo che sentiamo più nostro. E’ necessario non aspettare che qualcuno ci spieghi cosa sia la rabbia, occorre sperimentarla, anche se è scomoda, fastidiosa ed è altresì necessario costruirci da soli i nostri valori. E il futuro? Bisogna pensarci al futuro, bisogna averne una visione, bisogna avere dei sogni da realizzare! Avere tutto e subito, vivere precocemente esperienze di vita che dovremmo lasciare accadere spontaneamente col tempo, non lascia spazio al valore della scoperta e della conquista. Ed ogni conquista presuppone passione, entusiasmo, dedizione e sofferenza: per poter vedere e compiacersi del panorama che c’è sulla cima di una montagna, è necessario fare fatica, cadere anche e non arrendersi.