Il giorno primo ottobre il CERN (Laboratorio europeo per la fisica delle particelle) si è trovato improvvisamente al centro delle polemiche, il motivo?
La sospensione dall’incarico di un ricercatore che aveva affermato che secondo lui per natura le donne sarebbero meno in grado di occuparsi di materie scientifiche e il ruolo femminile sarebbe rilegato solo all’insegnamento e quegli ambiti concernenti l’area umanistica, affermando inoltre che la fisica “è stata inventata dagli uomini”.
Secondo lo studioso addirittura sarebbe il mondo maschile a subire discriminazioni nel mondo della fisica, declassato a causa della presenza delle donne. Gli esempi riportati a sostegno della sua tesi fanno riferimenti anche ad alcuni benefici che secondo lui in varie città europee sono a favore delle donne nel suo ambito di lavoro. Le sue parole sono state ritenute offensive al punto tale che il ricercatore è stato sospeso da ogni suo incarico.
Ironia della sorte vuole che il premio Nobel per la fisica sia stato assegnato ad una donna: Donna Strickland è stata premiata per le sue ricerche e per il contributo che con queste ha portato al progresso.
La posizione assunta dal ricercatore non è nuova, bensì allineata con quella di molti altri soggetti all’interno della società che pensano che le donne siano inadatte ad affrontare le questioni legate alle scienze dure.
I dati degli ultimi rapporti ISTAT ci dimostrano in realtà che le donne impegnate nei settori scientifici sono ancora in un numero esiguo, ma qual è il motivo della prevalenza della presenza maschile? In molti casi le ragioni sono culturali, ancora oggi molti fanno fatica a considerare le donne come lavoratrici di successo e nel caso che loro ottengono qualche promozione in campo lavorativo essa non viene quasi mai attribuita al loro merito.
Attraverso la storia la donna ha subito condizioni di subordinazione nel pubblico e nel privato, fino al 1967 addirittura esclusa dal poter ricoprire cariche all’interno della magistratura perché ritenuta in grado di manipolare gli uomini.
Per consentire il cambiamento a cui oggi la società sta andando incontro è necessaria una conoscenza e un’educazione al genere che promuova la conoscenza e la diversità, interpretando quest’ultima e non appiattendola.
In conclusione tornando alla bufera scoppiata a causa dei commenti del ricercatore del Cern, le sue parole possono essere definite offensive perché sono un richiamo alla disuguaglianza quando invece la fiducia nell’umanità sta proprio nel divenire che ha portato gli esseri umani ad essere valorizzati per le loro competenze e conoscenze, indipendentemente dal sesso di appartenenza.