La complessità del contesto sociale in cui viviamo ci porta spesso a quella che da molti viene definita “ disattenzione civile”.
Si tratta di un fenomeno che si verifica nel vivere quotidiano che non equivale a ignorarsi reciprocamente, bensì ciascuno segnala all’altro di aver preso atto della propria presenza, ma evita qualsiasi gesto che potrebbe essere interpretato come troppo invadente.
Assumere questo atteggiamento nei confronti degli altri è qualcosa che facciamo più o meno inconsciamente, tra persone che si incrociano per strada, nei luoghi pubblici, sugli autobus, senza conoscersi.
Adesso proviamo a pensare ad una situazione completamente opposta: a tutti quei contesti in cui l’essere umano è “costretto” a confrontarsi con l’altro.
Ognuno di noi di fronte all’altro reagisce in maniera diversa perché ogni individuo è unico: quando interagiamo con l’altro possiamo sviluppare timore, ma anche emozioni positive. L'instaurazione di relazioni in molti casi è un bisogno, sentiamo di doverci avvicinare a qualcuno per condividere con lui/lei parte della nostra vita quotidiana. Per noi tutti è estremamente importante far sì che le nostre interazioni abbiano successo.
Due aspetti possono aiutare nella “sfida” dell’interazione: la comunicazione e l’empatia.
Un lavoro di percezione dell’altro può aiutare adulti e ragazzi a comprendere aspetti importanti delle persone che hanno di fronte, oltre che a capire quelle situazioni in cui l’altro si trova in condizione di difficoltà e pur non avendo chiesto aiuto verbalmente necessita di un sostegno.
Tutto quello che vediamo dell’altro dipende dalle idee e dai nostri schemi mentali, qualora questi ultimi siano aperti al cambiamento possono diventare strumento per arricchire tutte le persone che ci circondano, ma anche noi stessi, apprendendo sempre cose nuove.