Il cammino dall’infanzia all’età adulta non è unico e specifico, appare piuttosto flessibile, variabile, differente da individuo a individuo, orientato dal gruppo di appartenenza, sensibile ai mutamenti sociali delle diverse epoche storiche.
Pur trattandosi di uno stadio evolutivo sostenuto da mutamenti psicobiologici, l’adolescenza può essere studiata e compresa, unicamente, all’interno del contesto culturale specifico, di cui i giovani fanno parte.
Le dinamiche intrapsichiche e relazionali che caratterizzano gli adolescenti dell’era della multimedialità e della cibernetica vanno dunque analizzate cogliendo la forza, la rapidità, l’insistenza dei cambiamenti epocali, che rendono difficile paragonare i ragazzi del 2000 alle generazioni precedenti.
Vanno inoltre ricordate le difficoltà che molti ragazzi incontrano lungo il percorso scolastico.
Disattendere questo bisogno può condurre, nei casi più gravi, a disagi di tipo patologico (suicidio, tossicodipendenza, alcolismo, disturbi alimentari, bullismo, violenza tra minori); nei casi meno gravi impedisce comunque la piena consapevolezza delle proprie potenzialità in ambito familiare, scolastico e professionale, creando le premesse per la comparsa di situazioni di disagio.
Gli studi evidenziano inoltre i fattori di rischio che contribuiscono ad intensificare una situazione di disagio o un certo comportamento a rischio. Tra i primi possiamo rilevare la vulnerabilità individuale, le difficoltà familiari, la particolare fragilità del contesto sociale nel quale vive il ragazzo.
Si configurano invece come fattori di protezione le competenze individuali, cognitive, affettive e relazionali, la coesione della famiglia e la buona qualità della comunicazione, la presenza di adulti “significativi” diversi dalle figure genitoriali e, infine, la possibilità concreta di passare a condizioni di vita adulta.
È infatti nella relazione con l’altro, con i coetanei, e con gli adulti, che è possibile recuperare la capacità progettuale, ricostruire il senso delle esperienze vissute, costruire il futuro: in una parola, creare la propria identità come persona.
Per aiutare i giovani a ricostruire capacità di relazione, è necessario agire sugli adulti che entrano in contatto con i giovani: sono gli adulti che devono fornire loro tutto il sostegno, comunicare loro tutto l’interesse e il loro amore. E non viceversa.
C’è bisogno di adulti che sappiano essere testimoni credibili, capaci di aiutare i giovani a orientarsi tra le tante opportunità che incontrano, a darsi priorità di valore, dare una prospettiva, un orizzonte cui rivolgersi.
Gli adulti da coinvolgere sono soprattutto le diverse figure educative implicate nel processo di crescita adolescenziale: genitori, insegnanti, educatori ed allenatori sportivi.