Silvia Romano volontaria milanese di 23 anni, è stata liberata dopo più di 500 giorni di prigionia in Kenya, a Chakama, dove era andata per un periodo di volontariato, in seguito alla sua laurea, scelta da molti criticata con commenti tipo “non poteva farlo in una mensa milanese?”.
Ragazza sorridente e coraggiosa, è stata rapita a novembre 2018 da Islamisti Somali, e lì è rimasta fino ad ora. Pochi giorni fa, è stata finalmente liberata ed è tonata a casa nel suo quartiere milanese, dove ad accoglierla ha trovato cartelloni di bentornata e la sua famiglia, oltre a una folla di giornalisti. Non è stata però accolta da tutti a braccia aperte. La sua liberazione infatti, dopo 18 mesi di prigionia, ha scatenato l’odio di molto italiani sui social. Sulle varie piattaforme si è scatenata una polemica enorme, dalle tante sfaccettature, con commenti sessisti, violenti e razzisti. Tra i vari argomenti di cui i “leoni da tastiera” si sono occupati, c’è il costo della sua liberazione, che, dalle notizie pubbliche risulta essere di quattro milioni di euro; cifra che per il bilancio di uno stato, sarebbe alquanto irrisoria. Nonostante questo, però, c’è addirittura chi si organizza in gruppi Facebook per chiedere alla ragazza stessa la restituzione di quei soldi. In un momento di crisi come questo, una bella notizia dovrebbe farci gioire, invece, una buona parte dell’”opinione social” si è anzi parecchio arrabbiata. L’altra notizia che ha fatto scatenare le polemiche, è la sua conversione all’Islam. Silvia infatti, è scesa dall’aereo con l’abbigliamento tipico delle donne Somale e un viso sorridente e apparentemente in salute, che in molti non si aspettavano o forse desideravano vedere diverso. Hanno insultato il velo e la sua conversione, è stata definita “ingrata”, c’è chi l’ha ha fatto riferimento alla sindrome di Stoccolma, chi dice che ha sposato il suo carceriere, ma insomma nessuno conosce la verità e soprattutto, nessuno sa cosa questa ragazza può aver passato in tutto questo tempo. La sua conversione tra l’altro, non dovrebbe farci arrabbiare, se fosse tornata suora sarebbe stato meglio? Cosa non va bene in questa storia? Forse c’è solo la voglia di sfogare la propria frustrazione su qualcuno, che è stato più coraggioso di chi passa le proprie giornate al sicuro tra le mura di casa, e che purtroppo, ha vissuto un’esperienza terribile. C’è stato chi, addirittura, ha paragonato il suo rapimento al genocidio accaduto nel campo di concentramento di Auschwitz, affermando che sarebbe come se “un ebreo, fosse uscito con la divisa delle SS”. Oltre alle polemiche si sono scatenati una miriade di commenti estremamente offensivi nei confronti della ragazza, fino alle minacce di morte come “impiccati”. Tanto che, la procura di Milano, ha dovuto aprire un’indagine per gli insulti verificatisi sui social. Tutto questo dovrebbe farci molto riflettere, cosa ci manca? Perché buona parte della nostra società si è così arrabbiata per la liberazione di questa ragazza? Cosa è andato storto? E cosa stiamo insegnando ai nostri bambini? L’odio è ciò che dovrebbero imparare? Forse, dovremmo solo insegnargli a gioire delle belle notizie.