Con il termine “emozione” si definisce il mutare dello stato psichico a causa di percezioni o rappresentazioni interne o esterne della realtà che ci circonda.
Le emozioni sono dunque stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicologiche e proprio per questo, secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono considerate come processi multicomponenziali e quindi articolate da più componenti. Tra le emozioni si possono distinguere quelle primarie e secondarie; le prime, quali la rabbia o la gioia, le condividiamo con gli animali, mentre le seconde, caratterizzano gli esseri umani in quanto dotati di autocoscienza. Già a partire dai 2 anni, nei bambini e nelle bambine si va sviluppando una prima forma di autocoscienza che permette loro di percepirsi come oggetto di attenzioni altrui, creando così una nascente introspezione. Questa fase viene considerata necessaria dagli esperti per la differenziazione delle emozioni primarie e secondarie. Quest’ultime, come la vergogna o l’orgoglio, risulteranno dunque più specifiche e complesse poiché prevedono il coinvolgimento del “concetto di sé”, creatosi durante i processi di socializzazione.
Per un’ottima gestione delle emozioni occorre un lavoro costante su se stessi, che ci permetta di rielaborare in modo sano ciò che sentiamo e percepiamo, permettendoci di rimanere all’interno dei comportamenti socialmente consoni in base alla società di riferimento. Anche in questo caso, la prevenzione può avere un ruolo determinante per la corretta comprensione della gestione emozionale e può avvenire secondo modalità differenti. Il “Progetto Fair Play”, a Pisa, opera in questa direzione tramite laboratori e attività nelle classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado per far sì che i giovani non si trovino incapaci di gestire le emozioni, comprese nel regolare ciclo di vita.