Piero Terracina è stato un superstite dell’Olocausto, il quale, a partire dagli anni Ottanta, ha svolto un’attività di testimonianza, attraverso incontri nelle scuole, associazioni, università, carceri, conferenze e seminari di formazione e interviste radiofoniche e televisive.
Nato nel 1928 a Roma da una famiglia ebraica, nell’autunno del 1938, in seguito all’emanazione delle leggi razziali fasciste, Piero fu espulso dalla scuola in quanto ebreo. Il 16 ottobre 1943 riesce a sfuggire al rastrellamento nel Ghetto di Roma, ma il 7 aprile 1944, viene arrestato su segnalazione di un delatore, insieme a tutta la famiglia; dopo qualche giorno di detenzione all’interno del carcere di Regina Coeli e una breve permanenza nel campo di Fossoli, il 17 maggio del 1944 Piero e la sua famiglia furono avviati alla deportazione. Come lo stesso Terracina ha testimoniato: «Ci misero in 64 in un vagone. Fu un viaggio allucinante, tutti piangevano, i lamenti dei bambini si sentivano da fuori, ma nelle stazioni nessuno poteva intervenire, sarebbe bastato uno sguardo di pietà. Le SS sorvegliavano il convoglio. Viaggiavamo nei nostri escrementi: Fossoli, Monaco di Baviera, Birkenau-Auschwitz.»
Piero sarà l’unico membro della sua famiglia a ritornare in Italia; infatti, il giorno stesso dell’arrivo ad Auschwitz-Birkenau si consumò subito il dramma; arrivati dentro il campo, le SS picchiarono e divisero in due file i deportati. Fu subito diviso dalla madre e dalle sorelle, mentre il padre e il nonno furono mandati immediatamente verso le camere a gas. Piero, insieme ad altre persone, furono condotti dalle SS in un edificio, all’interno del quale gli furono tagliati i capelli e furono spogliati; ad ognuno fu affidato un numero di matricola, che, dal quel momento, sarebbe divenuto il loro nuovo “nome”: «Ad Auschwitz il prigioniero non aveva nome, gli internati non erano contati come persone ma come pezzi. Ai prigionieri veniva tolta ogni dignità. Di quelli usciti dal campo vivi, pochissimi sono riusciti a sopravvivere, e a tornare ad essere persone degne di essere chiamate tali.»
La liberazione arriva il 27 gennaio 1945 e il ritorno non fu semplice. Quando Piero Terracina è stato liberato, pesava soltanto 38 chili e riprendere la vita di tutti i giorni non fu per niente semplice; dopo il ritorno dall’internamento, fu accolto e integrato dalla comunità ebraica romana, definiti dallo stesso Terracina come gli artefici della sua resurrezione. Non è stato semplice per Piero raccontare ciò che gli era accaduto, durante il giorno cercava di vivere una vita normale, mentre la notte si ritrovava a fare i conti con il suo passato nel lager.
Come già detto, dagli anni Ottanta ha iniziato a diffondere la sua testimonianza, al fine di mantenere viva la memoria, capace di legare il passato al presente e condizionare il futuro. Terracina ha continuato questa attività di testimonianza fino alla sua scomparsa, avvenuta nel dicembre 2019.
Oggi, giornata della memoria, cogliamo l’occasione per ricordare non solo Piero Terracina e tutte le vittime del regime nazi-fascista, ma anche l’importanza di conoscere e comprendere ciò che è accaduto, per evitare che questo si ripeta.
Clicca qui per guardare l'intervista: https://www.youtube.com/watch?v=wRs0AmVi1QQ